Ripartendo da Quarto Oggiaro
“Trovo che questa devastazione architettonica – si tratta di una devastazione non solo architettonica, ma che riguarda l’intera struttura della città – sia proprio l’immagine, il reperto iconografico dell’altra devastazione: la distruzione morale della società. Il dilagare di questa falsa cultura, condizionata da una specie di colonizzazione americana dell’Italia e della città a lei più simile per reddito e ritmi di vita, ha portato allo stravolgimento dei caratteri più autentici della cultura di Milano. Questo stravolgimento » | fortunatamente non è arrivato ai punti estremi: non perché questa falsa cultura non avesse in sé la tendenza ad arrivarci, ma perché economicamente non ha retto; la crisi ha eroso il terreno economico, materiale, su cui quella cultura posava le fondamenta; altrimenti si sarebbe veramente arrivati alla distruzione totale. Penso a Quarto Oggiaro, uno dei quartieri più cupi e dolorosi di Milano, uno dei quartieri da me più conosciuti e amati,anche perché dà la mano a dove prima c’era Roserio. Questa zona è segnata da un dissesto che non » | è solo architettonico e urbanistico,ma è quasi razziale,per le condizioni di disgregazione nella quale vive la sua popolazione, a causa della sovrapposizione successiva di culture disparate provenienti dalle diverse ondate di immigrazione. Penso che sia proprio da zone come questa che deve partire la ricostruzione civile e architettonica di Milano".
È il 1978 e Giovanni Testori, insieme a Carlo Bertelli, Raffele De Grada, Mario De Micheli, Paolo Volponi, è chiamato a dire la sua nell’inchiesta “Processo al grattacielo”, curata da Enrico » |
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